Tecnica della forzatura

La forzatura è una utilissima tecnica che consiste nel sottoporre le piante a particolari condizioni che determinano un anticipo del loro sviluppo, consentendo così di ottenere primizie e di coltivare fiori, frutta ed ortaggi fuori stagione. In questa guida scopriremo i principi biologici della forzatura, le piante cui può essere applicata ed i suoi numerosissimi vantaggi pratici.

La tecnica della forzatura in agricoltura

La tecnica conosciuta come forzatura è una pratica cui spesso si ricorre in giardinaggio e orticoltura, attuata con lo scopo di anticipare la fruttificazione o la fioritura delle piante. Si tratta di una tecnica che deriva dalla profonda conoscenza della biologia e della fisiologia delle specie vegetali, e che non fa altro che “spingere” in modo artificiale su quei fattori che in natura stimolano la crescita, la fioritura e la fruttificazione.

Solitamente la forzatura consiste nel sottoporre le piante a particolari condizioni di temperatura, umidità ed illuminazione, cui possono aggiungersi trattamenti con sostanze ormonali (e non) allo scopo di stimolarne lo sviluppo.

tecnica della forzatura

Pratiche della forzatura

Fra le pratiche più comuni della forzatura troviamo:

Semina in letto caldo e serra riscaldata

Le piante vengono seminate in letti caldi e tenute in una serra riscaldata durante i periodi climaticamente più sfavorevoli, tipicamente in inverno. In questo modo è possibile ottenere lo sviluppo anticipato di piante che non sarebbero altresì in grado di sopravvivere all’esterno. Le piante possono anche essere concimate o irrigate durante particolari periodi allo scopo di stimolarne la crescita.

Trattamento con sostanze volatili o liquide

Un metodo piuttosto utilizzato soprattutto nel campo della floricoltura è quello di trattare la pianta (o parti di essa) con sostanze di natura volatile come ad esempio etilene, acetilene o etere dietilico. Queste sostanze agiscono sulla pianta stimolandone lo sviluppo e la schiusura delle gemme.

In alternativa le sostanze stimolanti sono contenute in una matrice liquida. È questo il caso, ad esempio, delle gibberelline (acido gibberellico), fitormoni che possono essere disciolti nell’acqua utilizzata per le nebulizzazioni fogliari. In questo caso le gibberelline sono in grado di abbreviare i tempi di forzatura, interrompendo il periodo di dormienza invernale delle gemme e stimolando la crescita vegetativa.

Il trattamento con questi fitormoni dà risultati particolarmente apprezzabili in specie legnose e semilegnose come ad esempio ortensia, azalea, serenella, geranio, crisantemo, stella di Natale e diverse altre piante, e garantisce una fioritura abbondante e precoce.

Bagno caldo

La tecnica del bagno caldo, come del resto si può facilmente intendere dal nome, consiste nell’immergere per un certo periodo di tempo i rami che portano i bottoni fiorali in una soluzione acquosa ad elevata temperatura (intorno ai 30-35°C); al posto della semplice acqua possono essere utilizzate soluzioni contenenti alcol etilico o altre particolari sostanze stimolanti.

Forzatura in acqua

Questa pratica si adatta bene alle specie bulbose, e per attuarla è necessario procurarsi un vaso che va riempito con acqua demineralizzata o piovana, e che possieda un collo abbastanza stretto da tenere sollevato il bulbo dall’acqua sottostante. Il livello dell’acqua deve essere tale da non toccare il bulbo, ma al tempo stesso deve far sentire la propria influenza stimolante. Il vaso va collocato in un luogo freddo (intorno ai 10-12°C) e buio.

Entro pochi giorni si potrà notare la crescita delle radici della pianta, e quando anche il primo germoglio verde verrà emesso è possibile trapiantare il bulbo in terra ed osservarne la fioritura. A causa delle particolari condizioni di crescita, la fioritura non sarà però molto durevole.

Vernalizzazione

Anche la pratica conosciuta come vernalizzazione rientra nei canoni della forzatura, e consiste nell’esporre i semi delle piante al freddo. Trascorrere un periodo a basse temperature causa, nel seme, una serie di complesse reazioni biochimiche che si traducono in processi fisiologici precursori della formazione di germogli e fiori.

Le specie che necessitano di trascorrere un periodo al freddo ma che per diversi motivi non lo fanno sono caratterizzate da una fioritura ritardata, debole o addirittura assente. Dal punto di vista operativo la vernalizzazione, detta anche “stratificazione a freddo”, consiste nell’esporre i semi a temperature comprese in genere fra 2 e 5°C, simulando perciò le condizioni termiche tipiche dell’inverno.

Il motivo per il quale la natura ha selezionato questi organismi rendendoli dipendenti da questo periodo freddo è per sincronizzarne la fioritura ed evitare che i semi germoglino in una stagione non consona (come ad esempio l’autunno).

Forzatura delle bulbose

Le specie bulbose a fioritura primaverile solitamente vengono messe a dimora in piena terra in autunno e, dopo aver trascorso l’inverno al freddo, con il sopraggiungere dei primi caldi inizieranno a svilupparsi ed a fiorire. Ma cosa accade alle specie normalmente tenute in casa?

Il freddo invernale deve essere fornito ponendo i bulbi in un luogo freddo per alcune settimane, come ad esempio in frigorifero (all’interno di un sacchetto di carta ed al buio) oppure collocandoli sul balcone o in una cantina non riscaldata. È importante che le temperature siano inferiori ai 6-8°C, ma che non scendano mai al di sotto dello zero per evitare che il bulbo sia danneggiato dal congelamento.

La forzatura delle bulbose è una pratica che può essere attuata in casa propria in modo molto semplice, ed in commercio sono disponibili bulbi già sottoposti a forzatura e pronti per essere interrati.

La forzatura può essere anche utilizzata per ottenere fioriture di piante bulbose come ad esempio narciso, bucaneve, tulipano, scilla e giacinto fuori stagione, in pieno inverno. Per effettuare questa pratica nel modo corretto bisogna lasciare al freddo i bulbi secondo le modalità descritte precedentemente; trascorse almeno tre o quattro settimane, i bulbi vanno portati in casa, interrati in vaso e collocati in un luogo caldo e umido. In breve tempo si osserverà l’emissione del germoglio e la fioritura della pianta.

Come però si può facilmente intuire, questa pratica è stressante per la pianta e va contro natura, e indebolisce molto il bulbo che non potrà essere sottoposto al medesimo trattamento nell’anno seguente. Nella maggior parte dei casi l’esaurimento delle energie del bulbo in seguito a questa forzatura è talmente grande che la pianta difficilmente fiorirà l’anno successivo.

Forzatura di varietà orticole

Questa tecnica viene soprattutto impiegata per ortaggi da cespo come ad esempio cicoria, radicchio rosso o radicchio variegato, che solitamente vengono raccolti in autunno ed in inverno. Questi cespi possono essere commercializzati tal quale, oppure sottoposti a forzatura. L’esposizione a temperature calde in ambienti caratterizzati da una certa umidità ambientale fa sì che vengano emesse nuove foglioline, tenere e particolarmente apprezzate dal mercato.

Alla forzatura spesso viene abbinato anche l’imbianchimento, una pratica che consiste nel tenere in condizioni di oscurità gli ortaggi affinchè i loro tessuti perdano la clorofilla e si tingano di bianco (da qui, appunto, il nome). È questo il caso, ad esempio, del Radicchio Variegato di Castelfranco le cui pregevoli caratteristiche organolettiche ed estetiche (croccantezza, sapore leggermente amarognolo e la tipica variegatura sulle foglie) sono dovute proprio a queste tecniche.

Forzatura degli agrumi

Utilizzata soprattutto per i limoni, questa forzatura viene attuata sospendendo le irrigazioni verso la fine del mese di giugno e lasciando gli alberi “a secco” per almeno 30-40 giorni. La pianta, messa in condizioni di stress idrico, è stimolata a fiorire ed essa produrrà i verdelli, una particolare tipologia di limoni che giunge a maturazione a partire dalla fine di agosto.

Per stimolare lo sviluppo e l’ingrossamento dei frutti, dall’inizio di agosto le irrigazioni (dette “abbrivirate”) vengono riprese. I verdelli sono caratterizzati, come dice il nome, da una buccia di colore verde, sottile e di grana fine, e sono meno acidi dei comuni limoni primofiore (ovvero quelli ottenuti dalle fioriture primaverili).

Questa tecnica è molto utile dal momento che consente di ottenere un raccolto di limoni in piena estate, periodo che solitamente coincide con il massimo dei consumi, invece che a partire da ottobre-novembre quando maturano i primofiore.

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