La coltivazione indoor della cannabis light è un’abitudine che sta prendendo sempre più piede da quando è diventata legale. Oggi, infatti, è possibile autoprodurre tra le mura domestiche la canapa legale. Si può coltivare la cannabis leggera in casa senza che si sia costretti a nasconderla; in altre parole, esporre un vaso sul balcone non è rischioso perché non ci sono conseguenze dal punto di vista legale. Ciò avviene dal momento che tutte le varietà di canapa light che vengono vendute nel nostro Paese derivano da semi che sono certificati per la coltivazione a uso industriale.
Contenuti della guida:
Acquistare un kit
L’acquisto di un kit per la coltivazione indoor può essere un’ottima idea soprattutto se ci si affida ai prodotti di Grow-Shop-italia. Per la coltivazione, infatti, è necessario poter contare su un’attrezzatura adeguata, ed ecco che un kit completo offre tutto ciò di cui si ha bisogno per raggiungere l’obiettivo. I kit di GSI sono ideali tanto per chi è alle prime armi quanto per i grower più esperti. È possibile scegliere tra equipaggiamenti base di dimensioni differenti, così da avere a portata di mano tutto quello che serve per una grow box o una grow room fai da te.
Le varietà certificate e quelle non certificate
Una particolare attenzione va riservata alle varietà con una concentrazione di THC modesta che non risultano classificate dall’Ente europeo. Tante seedbank nel corso degli ultimi mesi hanno iniziato a vendere varietà che hanno sì un tenore di THC minore dello 0.6%, come previsto dalla legge, ma che non fanno parte della categoria delle sementi legali. I commercianti non hanno fatto altro che seguire la scia del sempre maggiore interesse che riguarda quelle varietà di cannabis che hanno un contenuto elevato di CBD ma che non sono psicoattive, proprio per la ridotta concentrazione di THC. Come noto, il CBD è un principio attivo terapeutico, che non dà sballo né produce euforia, ma garantisce solo una sensazione di relax.
Che cosa prevede la legge
A questo punto non si può far altro che capire bene che cosa prevede la legge sulle droghe in vigore nel nostro Paese, rappresentata dal DPR 309/90. Ebbene, secondo il testo normativo sono passibili di condanna unicamente quelle coltivazioni di canapa che hanno le potenzialità per consentire lo sviluppo del cosiddetto materiale drogante. In questo caso, infatti, si corre il rischio di essere scambiati per coltivatori a fini di spaccio, e la pena prevista è il carcere per un periodo compreso tra i 2 e i 6 anni. Il problema dei semi non certificati è che chi li coltiva può essere denunciato. Le conseguenze non sono facili da prevedere, in quanto nel corso degli anni la giurisprudenza ha messo in evidenza una notevole disomogeneità di giudizio.
Che cosa succede se si viene denunciati
In pratica, se si è fortunati può succedere che già in fase di indagini preliminari si venga assolti; se si è meno fortunati, invece, si viene coinvolti in un lungo iter giudiziario dai risvolti impossibili da ipotizzare. Questa è la ragione per la quale non è consigliabile cominciare a coltivare delle varietà che non sono certificate, anche nel caso in cui vantino un contenuto di THC modesto.
Gli obblighi da rispettare
Per quel che riguarda la coltivazione di varietà di canapa legali, invece, il solo obbligo che deve essere rispettato ha a che fare con la conservazione della fattura relativa all’acquisto dei semi. Deve essere conservata per almeno un anno anche la certificazione dei semi, che bisogna avere l’accortezza di richiedere al venditore nel caso in cui egli non la fornisca direttamente. Per il resto, non ci sono altri obblighi da rispettare, e ci si può dedicare alla coltivazione senza correre pericoli e potendo essere tranquilli anche nel caso in cui le forze dell’ordine dovessero effettuare dei controlli.
Le verifiche delle forze dell’ordine
Ma a questo proposito, in che modo si può essere sottoposti a controlli da parte delle forze dell’ordine? Esse potrebbero richiedere l’esame di alcuni campioni delle piante: l’analisi deve essere effettuata in presenza del coltivatore, che ottiene un campione per procedere a eventuali controanalisi. Se la cannabis mostra una concentrazione di THC che supera lo 0.6%, pur provenendo da semi legali, la coltivazione può essere distrutta o sequestrata su decisione dall’autorità giudiziaria, ma il coltivatore non va incontro a sanzioni dal momento che la sua responsabilità viene esclusa. In sintesi, al giorno d’oggi ognuno di noi è legittimato a coltivare canapa a condizione che essa derivi dai semi che sono indicati nell’apposito elenco che è stato approvato dalla Ue. Le infiorescenze che si ricavano, poi, possono essere usate per la produzione di canapa light, di cui si potrà fare l’uso che si vorrà: per esempio la preparazione di pietanze e prodotti alimentari, ma non solo.