L’oleandro (Nerium oleander) è un arbusto sempreverde originario del bacino del Mediterraneo, molto apprezzato per la sua versatilità e capacità di adattarsi a diverse aree climatiche.
La sua bellissima fioritura, le foglie sempreverdi, la facilità di coltivazione, fanno dell’oleandro una delle piante ornamentali più diffuse, nei giardini e nei viali.
L’oleandro è conosciuto anche per la sua tossicità verso l’uomo e gli animali, ed è quindi importante conoscerne le caratteristiche e saperlo distinguere dalle altre piante.
Contenuti della guida:
Caratteristiche dell’oleandro
L’oleandro appartiene alla famiglia delle Apocynaceae, sola specie del genere Nerium, questa pianta a propensione pollonifera. Può svilupparsi come un arbusto cespuglioso ramificato ma è adattabile anche a essere condizionato per averlo ad alberello.
I suoi rami iniziali sono eretti e sottili, ma poi si curvano verso l’esterno. Gli esemplari più grandi possono raggiungere anche i 5-6 metri di altezza.
La corteccia, di colore verde quando è giovane, si trasforma in grigiastra e screpolata longitudinalmente quando è adulta.
Le foglie sono opposte o verticillate a 3 o 4 nei germogli giovani e misurano mediamente 15 cm.
Presentano un margine intero, sono coriacee e di un verde scuro leggermente lucido nella parte superiore, mentre in quella inferiore sono opache con riflessi grigiastri.
L’oleandro è apprezzato soprattutto per la bella fioritura: i fiori, con forma tubulare e di vario colore, hanno un peduncolo di 2-3 cm e petali larghi 5-7 cm, sia semplici che doppi.
Il frutto è costituito da due follicoli uniti contenenti semi piumosi. Quando il frutto si apre, i semi vengono liberati e disseminati dal vento.
Tossicità dell’oleandro
La tossicità dell’oleandro è dovuta alla presenza di oleandrina, nerioside e oleandroside: si tratta di glicosidi cardiaci altamente tossici per gli esseri umani e per molti animali.
Queste sostanze sono presenti in tutte le parti della pianta, ma più concentrate nei semi e nelle foglie.
L’ingestione di parti dell’oleandro può causare gravi problemi di salute, tra cui disturbi gastrointestinali, palpitazioni, alterazioni del ritmo cardiaco, collasso e convulsioni. Inoltre, anche il contatto con la pelle può provocare irritazione e reazioni allergiche.
È quindi importante maneggiare l’oleandro con cautela e indossare guanti protettivi. In ogni caso, l’ingestione da parte di esseri umani è molto improbabile, mentre più a rischio sono soprattutto gli animali erbivori. Dobbiamo fare attenzione particolare durante i lavori di potatura e se decidiamo di cippare le ramaglie.
Quando fiorisce l’oleandro
L’oleandro produce fiori rosa, rossi o bianchi, a seconda della varietà.
Il periodo della fioritura è molto lungo, inizia tra aprile e maggio e termina a metà ottobre.
I suoi fiori sono ermafroditi, con forma a calice, molto profumati e riuniti in corimbi all’apice dei rami. Anche i fiori sono velenosi, come il resto della pianta.
Perché l’oleandro non fiorisce
Se non fiorisce la causa potrebbe essere la mancanza di esposizione alla luce. L’oleandro ha bisogno di stare al sole per fiorire bene, bisogna quindi evitare di piantarlo in zone d’ombra.
Anche l’innaffiatura è importante e se non fatta correttamente può provocare l’assenza di fiori.
Infine, altra causa potrebbe essere legata alla presenza di insetti o di malattie. È necessario controllare la pianta, verificare il suo stato di salute e intervenire tempestivamente adottando i trattamenti necessari.
Dove coltivare l’oleandro
Il clima ideale per la coltivazione dell’oleandro è quello temperato e mediterraneo, con temperature medie annue tra i 10°C e i 24°C e inverni miti.
Non resiste a temperature al di sotto dei 5°-7°C. Per questo nelle zone in cui la stagione invernale è molto fredda e con gelate, la coltivazione non rende al meglio.
Il terreno ideale di tipo sabbioso o a medio impasto, ben drenato e ricco di sostanza organica, con un pH neutro compreso tra 6 e 7.
Se si sceglie la coltivazione in vaso, lo sviluppo sarà limitato, la pianta può arrivare a circa 2 metri di altezza, ma sarà più semplice proteggerla dalle gelate invernali.
Coltivazione della pianta
Tenere una pianta di oleandro in giardino non è difficile, conviene piantare in primavera tra marzo e maggio.
Se vogliamo ottenere nuove piante la moltiplicazione avviene per talea. Durante la primavera, si prelevano dei rami lunghi 10-15 cm provvisti di gemme e si pongono in vasi riempiti di terriccio e perlite. Poi la primavera successiva possono essere messi a dimora nel giardino o nel vaso.
Concimare l’oleandro
Per quanto riguarda la concimazione, bisogna usare un concime organico completo, ricco di azoto, fosforo e potassio.
Un’ottima scelta naturale è questo concime biologico.
Si può distribuire il concime in primavera o in autunno per favorire una crescita vigorosa e una fioritura abbondante. Per aggiungerlo, basta zappettarlo intorno al colletto. Anche per l’oleandro in vaso, è consigliata una concimazione annuale.
Irrigazione
Come molte piante mediterranee tollera bene la siccità. L’oleandro ha bisogno di irrigazione regolare durante la stagione di crescita (primo anno) e se coltivato in vaso. In questi casi è importante mantenere il terreno costantemente umido ma mai troppo bagnato.
Trascorso il periodo di sviluppo, se la pianta è ben radicata nel terreno, basteranno le piogge (anche se poco frequenti), e non sarà necessario provvedere manualmente all’irrigazione.
Malattie e insetti parassiti
L’oleandro può essere colpito da malattie come la rogna, una patologia fungina causata dal Colletotrichum trichellum che si manifesta con la comparsa di escrescenze sui rami (tubercoli) di colore marroncino e forma a sfera.
È possibile anche notare macchie scure e appiattite sulle foglie, che possono estendersi fino a coprire l’intera superficie fogliare.
La malattia può causare una forte caduta delle foglie e indebolire la pianta, rendendola più suscettibile ad altre malattie o parassiti.
La rogna dell’oleandro può essere controllata attraverso l’uso di fungicidi specifici a base di rame o zeolite, ma è importante anche adottare buone pratiche colturali come il taglio del ramo dal basso e la rimozione delle foglie infette.
La pianta è molto esposta ai parassiti, anche se difficilmente ne provocano la morte. In primavera bisogna fare attenzione agli afidi che infestano i germogli giovani e provocano la fumaggine. In questo caso, è necessario intervenire facendo dei lavaggi con sapone potassico molle.
Altri insetti parassiti che attaccano l’oleandro sono: cocciniglia, ragnetto rosso, mosca bianca, tripidi.
Potare l’oleandro
Il metodo di potatura per l’oleandro varia in base al tipo di portamento desiderato.
Dobbiamo quindi distinguere:
- Oleandro potato ad albero
- Oleandro potato ad arbusto cespuglioso
- Oleandro potato a siepe
In tutti i casi il periodo consigliato per la potatura è prima della fioritura, in periodo a clima mite. Quindi si pota tra fine inverno e inizio primavera. In molte zone la cosa migliore è potare a marzo.
Se si vuole ottenere una forma ad albero, è necessario rimuovere periodicamente i polloni dalla base della pianta e effettuare tagli di ritorno sui rami più alti.
Per favorire la crescita naturale ad arbusto cespuglioso, basta eliminare i polloni in eccesso e effettuare tagli nella parte centrale della pianta per favorire la circolazione dell’aria.
Se invece si preferisce una forma a siepe, si consiglia di effettuare una potatura a fine inverno o dopo la fioritura estiva, eliminando tutti i rami sporgenti, in modo da conferire alla pianta un aspetto più compatto.
Articolo di Adele Guariglia
Complimenti articolo chiaro e completo. Peccato che non ho molto tempo da dedicare alla lettura di altri articoli, almeno per il momento. Grazie 💓