Diverso è l’impegno a strutturare e poi lavorare 100 mq le dimensioni medio-grandi di un orto in grado di fornire raccolti tutto l’anno a una famiglia di 5-6 persone): oppure solo un angolo di giardino non più grande di 5 mq, sufficiente comunque 5 parcelle — le porzioni di terreno coltivate — di 1 mq ognuna, che danno tutto l’anno verdura fresca verdura fresca da insalata per 2 persone. Vi proponiamo qui i sette passaggi per realizzare un orto su terra.
Sarà poi necessario valutare il terreno, mettere a fuoco con attenzione i lavori di fertilizzazione e di semina decidere quali ortaggi seminare. Dovrete poi decidere dove far nascere l’orto e quanto spazio avete intenzione dedicargli.
Una volta decisa la superficie da destinare all’orto, non resta che strutturare lo spazio sulla carta, prevedendo anche i servizi accessori per facilitare il lavoro e moltiplicare le soddisfazioni.
Contenuti della guida:
Disegnare il progetto
La cosa migliore è partire da una mappa. Si riportano su carta millimetrata, in scala, le misure dell’appezzamento, non tralasciando di segnalare sul perimetro la posizione del cancellino di accesso.
Questo consente di stabilire, partendo proprio da quello principale, il percorso dei vialetti tra le parcelle (i settori in cui dividere l’orto). I vialetti dovranno essere larghi almeno 50 cm, in modo tale che si possano percorrere con la carriola, uno strumento indispensabile per le operazioni di trasporto pesanti (letame, compost, raccolto di patate ecc.).
Se pavimentati con ciottoli, lastre di pietra, assi di legno impregnato, piastrelle di graniglia o altro materiale compatibile, i vialetti daranno poco lavoro, dal momento che non si riempiranno di erbacce. In quanto alle parcelle, possono essere di misure variabili secondo necessità e conformazione del terreno, tenendo conto tuttavia che lo standard è di 2 m di lunghezza e 1 metro di altezza.
Disegnare l’orto in modo facile
Chi non ha particolare esperienza, oppure non ha fantasia sufficiente per inventarsi un orto dal disegno personalizzato, può fare ricorso al più classico dei metodi, che risale all’epoca medievale: tracciare 2 linee a croce, corrispondenti ad altrettanti vialetti principali che dividono lo spazio in 4 quadranti pressoché identici.
Ogni quadrante sarà poi diviso a sua volta in parcelle rettangolari o quadrate, mentre al centro si potrà realizzare un’aiuola circolare che, essendo il punto focale della scena, potrà contenere una pianta vistosa (un esemplare di rabarbaro dalle foglie enormi, un albero da frutto ecc.), oppure una vasca con l’acqua e gli attacchi per l’irrigazione o, ancora, un’anfora di bella foggia oppure una panchina.
La siepe protettiva
La progettazione deve prevedere anche come strutturare il perimetro dell’orto.
Meglio lasciare lo spazio necessario per una siepe mista, da lasciare crescere libera (larga almeno 1 m), ma in mancanza di spazio si potrà optare per una più modesta siepe da mantenere bassa e squadrata, realizzata, per esempio, con Berberis (o crespino), Cotoneaster (o cotognastro), ligustro e altre specie che, nonostante la potatura, fioriscono e regalano le loro bacche agli uccelli.
La siepe ha un ruolo molto importante per l’ecosistema dell’orto; filtra l’inquinamento atmosferico se il terreno trova presso una strada o accanto al viale carrabile di accesso alla casa. Inoltre è una barriera utilissima contro i venti dominanti, a maggior ragione contro quelli freddi che provengono da nord; può sostituire il frutteto, sebbene in forma ridotta, se non si dispone spazio per realizzarne uno. Più di tutto, la siepe è anche un rifugio per gli uccelli e gli insetti e i piccoli mammiferi che hanno un ruolo molto importante per l’equilibrio dell’ambiente.
Gli spazi di servizio
Durante la fase di progettazione bisogna considerare quali sono i servizi indispensabili per la gestione ottimale dell’orto. È già presente una presa d’acqua o è necessario eseguire scavi per portare le tubazioni dalla casa?
Si può disporre di un magazzino non lontano dall’orto o è preferibile prevedere un capanno degli attrezzi sul posto?
È il caso di proteggere l’orto, oltre che con la siepe, anche con una recinzione che impedisca le incursioni del cane di casa e serva da supporto per gli ortaggi rampicanti? Si intende costruire una serra vera e propria con la base in muratura o si pensa di lasciare un tunnel sul posto tutto l’anno? In quale posizione?
Rispondere a tutti questi quesiti aiuta a mettere a fuoco un’idea personale di orto e ad affrontare da subito l’attività di orticoltore amatoriale nel migliore dei modi. Infine, si possono prevedere accessori come il cassone freddo e il contenitore di compostaggio.
Nel disegnare la posizione precisa in cui collocarli, si terrà conto che il cassone, proprio per il suo ruolo di protezione delle colture, va previsto nell’angolo più soleggiato e riparato, mentre il contenitore di compostaggio andrà in ombra nella zona dell’orto meno in vista, eventualmente schermato da un arbusto e accessibile con facilità da un vialetto. Nel tempo saranno infatti numerose le occasioni in cui si dovranno trasportare dall’orto rifiuti da compostare o prelevare compost da aggiungere alle parcelle dell’orto.
L’attuazione del progetto
Una volta completato il disegno sulla carta millimetrata, se lo si ritiene soddisfacente dal punto di vista tecnico ed estetico, si può cominciare a operare riportando le misure sul terreno. In questa fase servono un metro a nastro e corde da muratore da tendere tra picchetti in legno infissi in terra: prima si delimita il perimetro dell’area da adibire a orto, quindi si riquadrano le parcelle interne.
Se il terreno ha già avuto una prima vangatura grossolana, è consigliabile non camminarci sopra, ma creare camminamenti con vecchie assi. Si lavora procedendo dalla periferia, cioè dalla zona di confine, verso l’interno, completando a mano a mano le opere lungo queste direttrici.
Recinzione e siepe
Così i primi lavori a essere conclusi saranno la posa della recinzione e la piantagione della siepe, l’ultimo una eventuale aiuola che segna il centro dell’appezzamento. A questo punto non resta che occuparsi della terra per renderla soffice con le lavorazioni profonde e fertile con l’uso di concimi, così che possa accogliere semi e piantine di ortaggi.
Dall’incolto al letto di semina
Se il perimetro che avete deciso di trasformare in orto non è mai stato coltivato, dovrete procedere seguendo regole precise. La prima operazione è pulire il terreno, eliminare i sassi superficiali e rimuovere erbacce e vegetazione che cresce spontaneamente, preservando eventuali siepi naturali o arbusti sparsi che che possono essere trapiantati in filare lungo il perimetro dell’appezzamento.
Infatti la siepe è molto utile all’orto: aiuta a preservare l’equilibrio dell’ecosistema, richiama gli insetti impollinatori e ha un’ importante funzione frangivento. Dopo questi primi interventi si passa alla fase di preparazione vera e propria del terreno.
La preparazione del terreno
Con la vanga è necessario rivoltare le zolle grossolanamente sino a 25-30 cm di profondità per far affiorare sassi e radici a fittone.
Deve essere un lavoro accurato; se nel terreno l’humus si forma attraverso i naturali processi di decomposizione della sostanza organica (come avviene nel sottobosco), nei terreni predisposti a coltivazione (dove quindi le sostanze organiche vengono asportate con i raccolti) l’humus deve essere aggiunto artificialmente dall’uomo. A questa funzione nella concimazione organica si provvede con ammendanti e concimi.
Ammendanti
Gli ammendanti possono migliorare la struttura della terra, ma non la sua fertilità. Ecco allora che si deve aggiungere sostanza organica, quale letame maturo o compost di ottima qualità, subito assorbibile dalle radici per il nutrimento delle piante e benefico per lo sviluppo di una ricca flora batterica negli strati profondi. È quella che viene chiamata concimazione di fondo. Sia il primo apporto dopo il dissodamento del terreno sia le integrazioni successive, una volta all’anno, hanno il fine di formare l’humus indispensabile alla vita delle piante.
Concimi
Il letame ha una percentuale piuttosto bassa di sali minerali; al suo interno si trovano tracce di azoto (che arrivano dalle deiezioni animali), mentre per l’equilibrio minerale del terreno sono necessari anche fosforo e potassio. Ecco allora la necessità di aggiungere alla terra queste sostanze sotto forma di fertilizzante granulare o in polvere, preferibilmente in una formula equilibrata, cioè con la stessa percentuale di azoto, fosforo e potassio: per esempio, 10 parti ciascuno.
Seguendo le indicazioni riportate sulla confezione, si pesa una quantità di prodotto adeguata all’estensione del terreno e si distribuisce in modo quanto più possibile uniforme. Molti concimi minerali che si trovano in commercio contengono anche piccole percentuali di microelementi, utili per accelerare lo sviluppo degli ortaggi o limitarne la produzione.
Il rispetto dell’ambiente
Quando si pratica una lavorazione del terreno, Si agisce su un complesso ecosistema non su una superficie inerte della quale disporre a piacere. Qualsiasi intervento altera l’habitat nel quali miliardi di organismi svolgono un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle piante e, in ultima analisi, per la sua vita sulla terra.
Tuttavia, ciò che può essere devastante per l’integrità del terreno se mal gestito, può nella stessa misura rivelarsi utile per migliorare le condizioni dell’ecosistema misterioso e importantissimo nelle profondità del suolo. Un esempio riguarda la vangatura. Ogni intervento di questo genere distrugge aggregati vitali, ma può rivelarsi molto utile nei terreni particolarmente come patti, freddi e poveri, dove l’ossigeno penetra con difficoltà.
Vangando quando” il terreno è “in tempra”, cioè alla giusta umidità, aggiungendo letame ben maturo ed evitando di agire troppo in profondità, l’orticoltore collabora attivamente se avvantaggiano i batteri del terreno aerobici, che cioè hanno bisogno di ad arieggiare la terra e favorisce la penetrazione dell’ossigeno.
Da questo traggono vantaggio i batteri, per vivere e per moltiplicarsi.
Una volta che sono diventati più numerosi, i batteri “digeriscono” una maggiore quantità di terra demolendo le sostanze organiche apportate durante la vangatura, con la conseguenza che quel terreno si rivelerà presto molto più fertile e accogliente per le radici delle piante e il raccolto di ortaggi sarà in poco tempo più abbondante e di qualità migliore.
Quali attrezzi usare
Si ricorre all’azione della vanga per incorporare la sostanza organica nel terreno, per ripulirlo in profondità da radici e sassi, per esporre le zolle di terra troppo compatta all’azione disgregante del gelo.
Sarà invece più utile la forca a badile per rivoltare velocemente la terra superficiale tra una coltura e l’altra o per dissotterrare le patate. Per quanto riguarda la zappa, questa è l’attrezzo più utilizzato nell’orto e e, se usata bene, da sola mantiene in ordine le parcelle. Infatti serve per rompere la crosta che si trova in superficie e arieggiare periodicamente tra le file di ortaggi, rimuove le erbacce ai primi stadi di crescita, raccoglie la terra attorno agli ortaggi che gradiscono la rincalzatura (dai pomodori ai cavoli), incorpora i prodotti minerali durante la concimazione di copertura.
Preparare le parcelle
Dopo aver rastrellato con cura la terra, bisogna formare le parcelle, chiamati anche letti di semina. Tenendo sott’occhio il disegno disposto in precedenza, con corde tese tra paletti si traccia il perimetro di tutte le parcelle. Nei terreni pesanti e sempre umidi si baderà ad ammonticchiare in ogni parcella una quantità maggiore di terra, in modo che le colture risultino sopraelevate rispetto al piano di campagna.
Al contrario, nei terreni sabbiosi, che asciugano con eccessiva velocità, le parcelle saranno un po’ infossate, in modo da impedire la repentina evaporazione dell’acqua piovana e di annaffiatura. Un ultimo colpo di rastrello per livellare le parcelle e rifinire i vialetti sui quali l’orticoltore si muoverà durante i lavori di coltivazione, ed ecco l’orto pronto a cominciare la sua carriera con le prime semine e i primi trapianti a dimora.
Avviamo l’orto
Un buon raccolto, abbondante e ricco, è direttamente proporzionali alla capacità di intervenire a tempo debito per migliorare la struttura del terreno e reintegrarne la fertilità, interventi che, inoltre, faranno risparmiare risorse e tempo.
La pacciamatura
Questa pratica consiste nel proteggere il terreno attorno alle piante coltivate con lo scopo principale di impedire perdite di umidità. Ma non solo: la pacciamatura soffoca le erbe infestanti ed evita che, sviluppandosi, entrino in competizione con gli ortaggi per il nutrimento. Inoltre, nel caso ci siano forti piogge, la pacciamatura potrebbe ostacolare il dilavamento dei sali minerali disciolti nel terreno, soprattutto le sostanze azotate. Infine, se la pacciamatura viene effettuata con materiale organico collabora nel tempo ad arricchire il terreno di sostanza organica.
Il materiale organico consigliato per la pacciamatura — paglia, foglie secche avanzi appassiti di tosatura del prato, compost — va distribuito sul terreno — in uno strato sufficientemente spesso (15-25 cm) perché svolga il suo ruolo con efficienza. Pratici per alcune applicazioni, ma poco ecologici e ingiustificati in un piccolo orto familiare, sono i teli in polietilene (plastica) o in tessuto non tessuto, entrambi neri.
Una buona alternativa a questi prodotti dedicati alla pacciamatura, è rappresentata dai fogli di carta di mais neri, che al termine della stagione possono essere vangati nella terra. Purtroppo, però, sono abbastanza difficili da reperire sul mercato.
Ci
Ci sono due strati del suolo che interessano l’attività dell’orticoltore: lo strato attivo, il più superficiale, dal quale le radici traggono il nutrimento per la pianta, e lo strato inerte, momentaneamente inutilizzato, ma che è possibile far affiorare con la vangatura.
Lo strato attivo è quello che viene regolarmente vangato e concimato a fondo una volta all’anno, a fine inverno; per contro, lo strato inerte sottostante giace in attesa di un rimescolamento. Le scuole di pensiero sullo sfruttamento di questo strato profondo sono due, contrastanti tra loro.
Il letto profondo
Secondo il primo filone di pensiero, all’occorrenza lo strato inerte può sostituire lo strato attivo nel caso in cui questo sia troppo sfruttato.
Esiste una tecnica di coltivazione, chiamata “del letto profondo”, che prevede una vangatura doppia per giungere fino allo strato inerte e una leggera lavorazione del fondo con una forca o con una vanga a rebbi per renderlo più soffice e arieggiato e favorire la penetrazione delle radici, dell’aria e dell’acqua.
Secondo alcuni, se l’orto viene impostato in questo modo può fornire produzioni triple rispetto a un orto tradizionale, oltre a mantenere la terra soffice, fertile e ben drenata per parecchi anni.
Lasciar fare alla natura
La seconda scuola di pensiero, che ha come più importante esponente internazionale l’agronomo giapponese Fukuoka Masanobu, prende in considerazione la tecnica della non-azione. «Il terreno lavora e si ara da solo», insegna Fukuoka, «e non è necessario arare o lavorare un terreno perché la natura sta lavorando da sola con i propri metodi da migliaia di anni». In altre parole, questo vuol dire che non bisogna intervenire sulla terra: saranno la flora batterica del terreno, le radici profonde e le pratiche agricole minime e rispettose a rendere accogliente il terreno per gli ortaggi.